Domenica 5 ottobre l'Arciconfraternita del Chinotto era a Lerici, dove ha partecipato alla prima edizione di “Colture e Culture nel territorio ligure”.
La Manifestazione, organizzata e promossa dal Comune di Lerici, Società Marittima di Mutuo Soccorso, S.T.L. Lerici e Consorzio Castello, voleva far conoscere le eccellenze liguri, particolari e di nicchia.
All’entrata del Castello era aperto un mercato con prodotti del territorio, ortaggi, miele, vino con il supporto di Slow Food Sarzana Lerici Val di Magra, mentre all’interno del maniero, una serie di appuntamenti con le peculiarità della tradizione ligure, ha animato la giornata.
Da Carloforte, località dell’isola di San Pietro in Sardegna abitata dall’antica comunità ligure “tabarchina” d’origine pegliese che ha mantenuto usi e lingua della terra d’origine, la “Pro Loco Carloforte”, con Gianni Repetto, e l’Associazione “A Màina”, con Luigi Pellerano, hanno parlato della storia di questa popolazione, delle tradizioni della cucina locale.
Per l’ora di pranzo, il famoso chef Secondo Borghero del rinomato ristorante “Il Tonno di Corsa”, ha prepareto assaggi della cucina “tabarchina”, serviti sulla terrazza del Castello, da dove si godeva una suggestiva vista del Golfo.
Nel pomeriggio i proff. Mario Vergari, “priore" dell'Arciconfraternita del Chinotto di Sestri Ponente, e Alessandro Carassale hanno tenuto una relazione su: “Il Chinotto di Savona” la tradizione e l’uso in cucina dell’agrume ligure. Un agrume antico che stava scomparendo e che, da un po’ di anni, sta riprendendo il suo posto anche grazie all’impegno nella sua promozione e valorizzazione.
A seguire un interessante intervento dell’“Associazione Campiglia” sullo “Zafferano” l’oro rosso di Campiglia, coltivato sulle fasce a picco sul mare e sui “Fichi d’India”, un frutto da scoprire, tipico mediterraneo, coltivato nelle aspre terre sopra Tramonti.
Per finire il prof. Alessandro Carassale ha presentato il libro di sui vini liguri In Terra Vineata. La vite e il vino in Liguria e nelle Alpi Marittime dal medioevo ai nostri giorni. Un'opera corposa, alla quale hanno lavorato 35 studiosi, che hanno proposto lavori basati su fonti e spunti del tutto inediti, per molti versi sorprendenti, in relazione a quanto scritto fino ad ora sulla nostra vitivinicoltura.
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