martedì 7 ottobre 2014

Colture e Culture

Domenica 5 ottobre l'Arciconfraternita del Chinotto era a Lerici, dove ha partecipato alla prima edizione di “Colture e Culture nel territorio ligure”.
La Manifestazione, organizzata e promossa dal Comune di Lerici, Società Marittima di Mutuo Soccorso, S.T.L. Lerici e Consorzio Castello, voleva far conoscere le eccellenze liguri, particolari e di nicchia.

All’entrata del Castello era aperto un mercato con prodotti del territorio, ortaggi, miele, vino con il supporto di Slow Food Sarzana Lerici Val di Magra, mentre all’interno del maniero, una serie di appuntamenti con le peculiarità della tradizione ligure, ha animato la giornata.


Da Carloforte, località dell’isola di San Pietro in Sardegna abitata dall’antica comunità ligure “tabarchina” d’origine pegliese che ha mantenuto usi e lingua della terra d’origine, la “Pro Loco Carloforte”, con Gianni Repetto, e l’Associazione “A Màina”, con Luigi Pellerano, hanno parlato della storia di questa popolazione, delle tradizioni della cucina locale.




Per l’ora di pranzo, il famoso chef Secondo Borghero del rinomato ristorante “Il Tonno di Corsa”, ha prepareto assaggi della cucina “tabarchina”, serviti sulla terrazza del Castello, da dove si godeva una suggestiva vista del Golfo.



Nel pomeriggio i proff. Mario Vergari, “priore" dell'Arciconfraternita del Chinotto di Sestri Ponente, e Alessandro Carassale hanno tenuto una relazione su:  “Il Chinotto di Savona” la tradizione e l’uso in cucina dell’agrume ligure. Un agrume antico che stava scomparendo e che, da un po’ di anni, sta riprendendo il suo posto anche grazie all’impegno nella sua promozione e valorizzazione.





A seguire un interessante intervento dell’“Associazione Campiglia” sullo “Zafferano” l’oro rosso di Campiglia, coltivato sulle fasce a picco sul mare e sui “Fichi d’India”, un frutto da scoprire, tipico mediterraneo, coltivato nelle aspre terre sopra Tramonti. 
 

Per finire il prof. Alessandro Carassale ha presentato il libro di sui vini liguri In Terra Vineata. La vite e il vino in Liguria e nelle Alpi Marittime dal medioevo ai nostri giorni. Un'opera corposa, alla quale hanno lavorato 35 studiosi, che hanno proposto lavori basati su fonti e spunti del tutto inediti, per molti versi sorprendenti, in relazione a quanto scritto fino ad ora sulla nostra vitivinicoltura.





mercoledì 14 maggio 2014

Il "Purullo" (prima parte)

L'edificio che ospita la nostra sede in passato era l'Antica Osteria del Purullo ma forse non tutti sanno perché avesse questo nome.
O Purullo in realtà era il soprannome dell'antico proprietario, Bernardo Parodi, detto per l'appunto O Purullo.



Nel volume di Attilio Canneva: NOIÄTRI. Personaggi sestrini del passato, Edizioni Monte Gazzo, Genova Sestri, 1997, l'autore descrive O Purullo Bernardo Parodi (1868-1954), con queste parole:


Faceva il piazzista di verdura al mercato all’ingrosso. Ma lui, a Sestri, è passato alla storia per la sua baracca a Pian dei Galli, sotto il Gazzo, dove di domenica la gente si dava appuntamento per ballare. Era una scarpinata arrivare fin lassù, anche se il peso maggiore, cioè il pranzo, chi poteva lo faceva portare dall’asino: stufato in casseruole di terracotta e “buridda”.
Quelli che non possedevano il prezioso animale erano invece costretti ad arrampicarsi su per il pendio con attaccati al braccio canestri e cavagnette. Una volta arrivati, stendevano la tovaglia sull’erba o sul tavolo dell’osteria e iniziavano a tirare fuori uova sode, fave, salame, pane e torta pasqualina.
“O Purullo” ci metteva il vino, oppure le famose gazzose con la biglia, e la gente si divertiva a ballare polke, mazurche e valzer fino al tramonto.
Un’espressione riferita a lui è stata per anni un modo di dire molto in voga tra i sestrini. Si trattava dell’esortazione “Marca, Purullo!”, nata forse tra i clienti della baracca che - senza soldi - dopo aver bevuto gli dicevano appunto di “marcare”, cioè di mettere in conto. Oppure può darsi che fosse riferita al suo lavoro di piazzista, dove la maggior parte dei clienti pagava al sabato. Chissà da dove è scaturita: è sempre difficile determinarlo quando si tratta di cose tramandate di bocca in bocca.
In pieno agosto, quando faceva molto caldo, aiutandosi col bastone da passeggio spuntava in fondo a via Goldoni assieme a “Cicchin”, un suo amico carissimo col quale si dava rispettosamente del “voi”.
Noncurante del sole che picchiava senza pietà, vestiva col suo caratteristico “gipponetto” e il “mariölo” di lana con le mezze maniche. Anche “Cicchin” - uomo di penna, impiegato da Bagnara dei legnami dove teneva conto dei carichi in entrata e in uscita dallo stabilimento - quanto ad abbigliamento non scherzava: camicia, giacca in grisaglia
di cotone e sulla testa un bel panama.
Erano diretti come sempre sotto i portici, nel bar vicino alla farmacia del dottor Siri, con l’intenzione di mandar giù un grappino, quasi un digestivo dopo il pranzo. Per un eccesso di buona educazione, il più delle volte - tra un “lasciate stare il portafoglio che oggi tocca a me” e il conseguente “pago io, non insistete!” - finivano col litigare.
L’oste dall’altra parte del bancone lasciava fare, osservando la gustosa scenetta in silenzio: in definitiva la cosa più importante, l’aveva capito anche lui, era che qualcuno saldasse il conto!
... per altre notizie sulla nostra sede vi rimandiamo al prossimo post!


giovedì 30 gennaio 2014

Il Chinotto, l'agrume dimenticato della Liguria

Il 21 gennaio 2014, nell'ambito del Martedì in Compagna, Mario Vergari, priore dell’Arciconfraternita del Chinotto - che ha come scopo quello di recuperare e conservare la cultura del chinotto promuovendo la partecipazione attiva dei giovani - è intervenuto sul tema:
 Il Chinotto, l'agrume dimenticato della Liguria
Il chinotto è originario della Cina da cui il nome. Gli Europei, e specificatamente i Portoghesi, ne vennero a contatto nel XVI secolo. L’interesse era dovuto al fatto che da tale frutto si ricavava una importante e odorosissima essenza per profumi. In più, la presenza di moltissime sostanze antiossidanti lo rendeva adatto alla conservazione sui velieri di allora anche in lunghissimi tragitti, come fonte di vitamine per gli equipaggi. Importato in Europa, il Chinotto si acclimatò sulle sponde del Mediterraneo e fino al XVIII sec. la sua coltivazione era parecchio diffusa, ma a partire dall’Ottocento si ebbe una notevolmente riduzione.
Attualmente la coltivazione del Chinotto è completamente scomparsa dalla Penisola Iberica, dalla Provenza, dal Nord Africa nonché, all'Est, dalla Turchia e dalla Siria. Oggi rimane coltivato in maniera industriale solo nella provincia di Savona (da Albenga a Savona) con un picco di produzione nella zona compresa tra Pietra Ligure e Finale Ligure.

F. Pittaluga presenta la conferenza al pubblico in sala

Il folto pubblico nella sala Borlandi della Società Ligure di Storia Patria
Mario Vergari (priore dell'Arciconfraternita del chinotto) consegna il gagliardetto
al prof. Franco Bampi (presidente dell'Associazione A Compagna)
Mario Vergari (priore dell'Arciconfraternita del chinotto) consegna
una confezione di prodotti della profumeria Abaton alla prof.ssa Maria Vietz
Il prof. Mario Vergari durante la conferenza.
I proff. Franco Bampi e Mario Vergari

domenica 12 gennaio 2014

Discorso - Concorso (terza edizione)

Come di consueto all'inizio dell'anno sociale il Gran Maestro pronuncia l'orazione d'apertura all'osteria di Vico Palla. Anche quest'anno nel suo discorso del 2 gennaio 2014, ha proposto un concorso (aperto a tutti). Il discorso è pubblicato sul sito dell'Arciconfraternita e, per renderlo più visibile, lo riproponiamo anche sul blog. 
Carissimi Priori e Gran Priori
hanc mutatio dexteram excelsi, fino allo scorso anno dubitavamo della riuscita della nostra associazione, da quest'anno siamo certi della rinascita della coltivazione del chinotto in Liguria, procederemo anche con la terza edizione del concorso Mετις: chi lo vincerà sarà invitato da me ad una cena conviviale presso la sede sociale e nominato cavaliere di grazia magistrale.

Ecco il testo:
(in caso il testo non fosse visualizzato correttamente si può scaricare in PDF da QUI)
  • domanda 1): Chi è l'autore di questi versi? Quale traduzione se ne può proporre in italiano?
  • domanda 2): Chi è il personaggio storico che si trova menzionato nei versi in questione?
  • domanda 3): Chi è il poeta ligure che, per quanto digiuno di greco, volle ispirarsi all'autore in questione?
         Con questo vi saluto e vi auguro un buon anno. Il Gran Maestro

Il concorso scade il 30 settembre 2014. Tutte le soluzioni dovranno essere inviate all'indirizzo e-mail del priore (priore@arciconfraternitadelchinotto.org) specificando nome, cognome, professione, indirizzo e-mail.
In caso di più vincitori si procederà ad un incontro conviviale collettivo.